"Vigoria e produttività: perché i portinnesti nanizzanti sono più efficienti" by Alice tugnoli, Andrea Micheli, Lorenzo Cavallina, Luigi Manfrini, Stefano Lugli, Luca Corelli Grappadelli, Brunella Morandi. 2017. Frutticoltura 4, 28-33

Per lungo tempo gli impianti di ciliegio sono stati caratterizzati da bassa o media densità (≈ 500 alberi/ha) per cui la scelta del portainnesto era orientata verso tipi e specie vigorose tra cui il franco di Prunus, l’ SL64, l’ibrido Colt ed i cloni di ciliegio acido della serie CAB (Lugli, 2011). Tuttavia, la tendenza attuale in diverse zone vocate (Arco alpino, Emilia-Romagna, Veneto ed in parte Puglia) è quella di scegliere portainnesti che consentano di realizzare impianti a densità medio-alta o alta (800-1200 alberi/ha) per migliorare la gestione delle pratiche colturali (potature, raccolte ecc.) ed una maggior efficienza produttiva. Tra i portainnesti nanizzanti consigliati vi sono gli ibridi Gisela 6 e Gisela 5, comunemente utilizzati in ceraseti a più alta densità e, più recentemente, PHL A e Pi-Ku 1. È tuttavia noto come i portainnesti nanizzanti siano caratterizzati da una marcata riduzione della conducibilità idraulica dell’albero, soprattutto nel punto d’innesto, dove a volte si riscontra una maggiore proliferazione di callo e tessuto parenchimatico (Olmstead et al. 2006) a causa della disaffinità più o meno elevata tra i due bionti. Generalmente questo porta anche ad un ridotto sviluppo radicale con conseguenti difficoltà nell’assorbire tutta l’acqua richiesta dal processo evapotraspirativo. Questi fattori comportano una riduzione del potenziale idrico del fusto e della crescita vegetativa con effetti a volte negativi sullo stato nutrizionale delle foglie e sulle performances fotosintetiche fogliari (Gonçalves et al. 2005, 2006).
Per questo motivo, nonostante l’utilizzo di portainnesti nanizzanti porti generalmente ad un miglioramento dei livelli di fruttificazione, dell’efficienza produttiva e, non sempre, della qualità dei frutti, i risultati variano molto in funzione della cultivar, dell’età dell’albero, della gestione irrigua, del tipo di suolo e dell’areale di coltivazione. Le motivazioni alla base di questa variabilità produttiva non sono però ancora totalmente chiare.

Documents

Tugnoli cherry ()
Activity type
Publication in technical journal
Activity work package
Fruit quality; improvement of fruit handling/storage
Activity number
UNIBO-wp5-d1
Activity contact
Dr. Brunella Morandi - Dipartimento di Scienze Agrarie - University of Bologna, Italy. [email protected]
Dr. Luigi Manfrini - Dipartimento di Scienze Agrarie - University of Bologna, Italy. [email protected]
Prof. Luca Corelli Grappadelli - Dipartimento di Scienze Agrarie - University of Bologna, Italy. [email protected]
Activity partner
Univestity of Bologna
Activity country
Italy
Last edit
07-08-2017
The EUFRUIT thematic network has received funding from the
European Union's Horizon 2020 research and innovation programme
under grant agreement No 696337.